
Il rispetto reciproco nell’editing
L’editing di un testo è una di quelle operazioni che possono migliorare notevolmente lo scritto, così da renderlo adatto alla pubblicazione presso la casa editrice che ne richiede l’esecuzione, oppure per prepararlo alla proposta editoriale presso gli editori che potrebbero essere interessati. Per questo motivo, si tratta di un’azione estremamente delicata, che deve soddisfare alcuni requisiti.
Deve innanzitutto essere ben condotto, rispettando la migliore grammatica e la miglior forma possibile, sebbene l’italiano sia sempre lingua dalle molteplici possibilità. Non è possibile dire in assoluto che vi sia una manifestazione formale della lingua italiana più adatta delle altre, ma ogni “italiano” è specificamente adatto al romanzo o al testo per il quale è stato usato. Ciò nonostante, un editing può comunque barcamenarsi e giungere in porto nel modo più adeguato per ogni testo.
Affinché un editing sia rispettoso – che per quanto mi riguarda significa “ben condotto” –, deve presentare soprattutto due caratteristiche. Da un lato deve essere attento alle regole grammaticali più condivise nel periodo storico in cui l’editing viene condotto e, d’altro canto, deve essere attento allo specifico “italiano” utilizzato dallo scrittore a cui il testo appartiene.
Se possiamo dire che la lingua italiana abbia sue regole molto precise, non possiamo dire altrettanto circa la loro applicazione in differenti contesti: ciò che è giusto a livello scolastico, per fare solo un esempio generale, può essere meno giusto in riferimento alla letteratura o alla scrittura di un romanzo. Ci hanno insegnato che prima del “ma” va sempre la virgola? Regola giusta, ma non in assoluto. Se tra principale e secondaria il soggetto non cambia, la virgola non è necessaria. Un caso quanto mai diffuso.
Ancora più importante è, però, rispettare la scrittura di un autore. Ogni Italiano ha il proprio italiano, e ciò è ancor più vero per gli scrittori, che passano gli anni a forgiare la propria lingua. Ciascun autore ha sviluppato il proprio idioma con un utilizzo specifico dei lemmi, delle costruzioni frasali e della punteggiatura. Un editing non può mai essere prepotente, non può imporsi sulla volontà dell’autore. L’editor deve essere in grado di lasciare allo scrittore o alla scrittrice tutta la responsabilità che gli o le appartiene: nel momento in cui avrà suggerito delle strade, ma l’autore o l’autrice vorrà prenderne una tutta sua, se è contemplata tra le possibilità grammaticali della lingua, tale strada dovrà essere percorribile, fino in fondo.
L’editing non si sovrappone alla volontà e al carattere propri del testo. Ne corregge gli errori e cerca di far emergere tali elementi fino in fondo, ma non può mai coprire l’originaria intenzione del testo. D’altra parte, il medesimo rispetto deve giungere da parte dell’autore o dell’autrice nei confronti dell’editor, poiché il suo lavoro – che è molto spesso un lavoro sapiente e prezioso – ha lo scopo di aiutarlo (o di aiutarla) a migliorarsi. Fiducia è la parola chiave.
Tag:editing, grammatica, lingua italiana, rispetto